martedì 10 luglio 2012

Differenze nelle traduzioni della Bibbia CEI





Differenze nelle traduzioni della BIBBIA CEI

 

 

Quali e quante sono le differenze grammaticali / interpretative

nelle traduzioni della BIBBIA CEI ?

 

 

LA NUOVA TRADUZIONE DELLA BIBBIA CEI PUBBLICATA NEL 2008

La  revisione della traduzione della Bibbia in italiano che è stata curata dalla Conferenza Episcopale Italiana e pubblicata nel 2008.
 

I CRITERI UTILIZZATI PER LA REVISIONE NELLA BIBBIA CEI 2008

1/ La revisione è stata condotta innanzitutto facendo riferimento a scelte testuali ritenute migliori di quelle utilizzate nella Bibbia CEI del 1971-1974. In particolare, per l’Antico Testamento, si è preferita una maggiore aderenza al Testo Masoretico rispetto alla versione dei Settanta. Nella nuova edizione viene generalmente tradotto il testo ebraico anche in quei versetti che sono una crux interpretum e per i quali ci si rivolgeva al greco.

Ad esempio il Sal 65,2 che nella versione CEI del ’74 seguendo la vocalizzazione dei LXX recitava A te si deve lode, o Dio, in Sion è stato tradotto con Per te il silenzio è lode, o Dio, in Sion seguendo la vocalizzazione del Testo Masoretico.

Similmente il Sal 74,19, che seguendo la vocalizzazione dei LXX era tradotto con Non abbandonare alle fiere la vita di chi ti loda, è divenuto ora Non abbandonare ai rapaci la vita della tua tortora secondo il Testo Masoretico.

Ancora, in Sal 22,22, la Bibbia CEI 2008 aggiunge, rispetto alla precedente, Tu mi hai risposto, presente nel Testo Masoretico ed assente nei LXX.

2/ Si è preferito sostituire i termini italiani ritenuti obsoleti e non più di uso corrente, sempre attenendosi, però, ad una fedeltà letterale e cercando di evitare parafrasi e circonlocuzioni che facessero perdere la struttura grammaticale dell’originale.

Ad esempio vessillo è divenuto bandiera, monte è divenuto montagna, empio è divenuto malvagio. Si è discusso se sostituire genti con i termini nazioni o pagani, ma, infine, la traduzione di questo vocabolo è rimasta invariata.

3/ Ci si è attenuti il più possibile ad una traduzione che conservasse il medesimo termine italiano per lo stesso vocabolo delle lingue originali, a meno che ragioni differenti non obbligassero a procedere altrimenti.

Ad esempio, l’ebraico hesed era tradotto nella Bibbia CEI 1971-1974 con 6 diversi termini (misericordia, grazia, fedeltà, bontà, amore, benevolenza); la nuova versione lo traduce sempre con amore. Eterna è la sua misericordia della CEI 1971-1974 è così divenuto Il suo amore è per sempre.

È il metodo delle cosiddette “equivalenze fisse” che rende più facilmente percepibile il termine originario sottostante, ma indebolisce talvolta la scorrevolezza e la bellezza della traduzione, rinunciando ai sinonimi. Solo in alcuni casi si è scelto di variare la traduzione di un termine.

4/ Sono stati corretti errori o imprecisioni messi in rilievo dal progredire degli studi esegetici. Ad esempio, la ricerca biblica ha ormai stabilito con chiarezza che la riflessione cristologica della Lettera agli Ebrei sottolinea che Gesù è misericordioso e degno di fede e non semplicemente misericordioso e fedele (Eb 2,17).

Nella Bibbia CEI 2008 sono state inoltre aggiunte alcune note esplicative al testo, per facilitarne la comprensione. Esse, però, non sono state passate al vaglio né dell’episcopato italiano né della Santa Sede, come è invece avvenuto per la traduzione, e sono perciò pubblicate esclusivamente sotto la responsabilità della Segreteria Nazionale della CEI.

 

DALLA TRADUZIONE DELLA BIBBIA DEL 1971 ALLA BIBBIA DEL 2008

La traduzione CEI (Conferenza Episcopale Italiana) del 1971-1974

Nel 1965, a seguito delle esigenze poste dalla riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II, la CEI diede inizio ai lavori per la realizzazione di una nuova traduzione della Bibbia che fu pubblicata nel 1971 ed in una seconda edizione rivista nel 1974.

In realtà, non si trattò di una nuova traduzione dai testi originali, ma di una revisione della Bibbia edita dalla UTET nel 1963, a cura di P. Rossano, A. Penna ed E. Galbiati. La revisione del testo fu affidata ad un gruppo di biblisti e italianisti sotto la guida del cardinal E. Florit.

La traduzione del 1974, nata per un uso eminentemente liturgico, è poi divenuta il testo più diffuso in Italia ed il più utilizzato anche nell’ambito dello studio teologico e della vita spirituale.

Dalla seconda edizione della Bibbia CEI del 1974 sono tratti i testi delle pericopi bibliche dei Lezionari liturgici e della Liturgia delle ore che sono stati fino ad oggi in uso.

La revisione della Bibbia CEI del 2008

La Santa Sede, già nel 1965, avviò una revisione della Vulgata latina di San Girolamo. Nel 1986 si giunse alla pubblicazione della Nova Vulgata Bibliorum Sacrorum Editio, editio typica altera (Nova Vulgata), dichiarata typica, in particolare per l’uso liturgico.

Questa circostanza, unita alle esigenze di miglioramenti emerse dallo studio dei biblisti e dall’esperienza nell’uso dei lezionari liturgici, hanno condotto la CEI alla decisione di provvedere ad una revisione della traduzione italiana alla luce del testo della Nova Vulgataeditio altera, migliorando nel contempo la qualità della traduzione stessa.

Il lavoro di revisione fu affidato ad un gruppo di lavoro guidato successivamente dai vescovi G. Costanzo (1988-1991), W. Egger (1991-1994), F. Festorazzi (1994-2000) e composto da biblisti, liturgisti, italianisti e musicisti. Il lavoro fu orientato da indicazioni e criteri stabiliti dalla CEI ed, in seguito, poté avvalersi delle indicazioni dell’Istruzione Liturgiam authenticam (2001) relativa alla traduzione dei testi liturgici, che invita a rivedere i testi biblici utilizzati nell’azione liturgica in base ai testi originali presupposti dalla NovaVulgata.

La traduzione fu inviata poi a tutto l’episcopato italiano per ulteriori suggerimenti. Due terzi delle osservazioni pervenute attraverso questa consultazione furono accolte ed un gruppo di vescovi guidato da mons. A. Caprioli ebbe l’incarico di valorizzare le correzioni proposte. L’allora segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori, partecipò a tutti questi lavori.

Il testo, una volta approvato dall’Assemblea generale della CEI praticamente all’unanimità, fu inviato presso la Congregazione per il culto per la recognitio delle pericopi liturgiche. Il Santo Padre Benedetto XVI richiese la recognitio totale del testo.

Il primo esemplare dell’editio princeps della nuova traduzione fu infine donato al Papa il 29 maggio 2008.

Nel corso dei lavori di revisione si è tenuto conto anche di apporti di carattere ecumenico e interreligioso. In particolare è stato chiesto un confronto sulla traduzione del Nuovo Testamento alla Federazione delle Chiese Evangeliche d’Italia; altre osservazioni, relative alla traduzione del Pentateuco, sono state richieste alla presidenza dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia.

 

Salmo 8,6

Bibbia CEI 1971-1974

«Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,

di gloria e di onore lo hai coronato».

Bibbia CEI 2008

«Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,

di gloria e di onore lo hai coronato».

Nella Bibbia CEI 2008 si è scelto il Testo Masoretico che ha la lezione heloim, dio. La Bibbia CEI 1971-1974 traduceva dal greco dei LXX nella quale si trova il termine aggelous, angeli. Probabilmente la versione greca già conosce la lezione ebraica, ma preferisce attenuarne la forza, scegliendo il paragone dell’uomo con gli angeli piuttosto che con il plurale divino.

 

Salmo 51,3

Bibbia CEI 1971-1974

«Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia,

nella tua grande bontà cancella il mio peccato».

Bibbia CEI 2008

«Pietà di me, o Dio, nel tuo amore (hesed);

nella tua grande misericordia (rahamim)

cancella la mia iniquità».

Il termine hesed, nella Bibbia CEI 2008, è sempre tradotto con amore, mentre rahamim è tradotto con misericordia.

 

Vangelo secondo Matteo 6,13

Bibbia CEI 1971-1974

«E non ci indurre in tentazione».

 

Bibbia CEI 2008

«E non ci abbandonare alla tentazione».

I termini antichi eisfèrein greco ed inducere latino avevano un significato concessivo (non lasciar entrare), mentre il termine indurre in italiano si è sovraccaricato di una connotazione volitiva giungendo a significare introdurre, spingere dentro. Nella versione della Bibbia CEI 2008 si è, perciò, scelta l’espressione non ci abbandonare alla per rendere la frase più aderente al testo originale. La nuova versione lascia aperta l’interpretazione se la preghiera in questione abbia di mira l’essere preservati dall’entrare nella tentazione o piuttosto l’essere soccorsi quando si è nella tentazione.

 

Vangelo secondo Luca 1,28

Bibbia CEI 1971-1974

«Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”».

Bibbia CEI 2008

«Entrando da lei disse: “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te” ».

La nuova versione della Bibbia CEI 2008 traduce con tutta la forza espressiva il chaire greco che non è un semplice saluto, ma un invito alla gioia.

 

Vangelo secondo Luca 1,34

Bibbia CEI 1971-1974

«Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”».

Bibbia CEI 2008

«Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”».

La nuova versione, in piena fedeltà all’originale greco pos estai touto, riesce a differenziare la domanda di Maria da quella che esprimerebbe una persona incredula. Maria si interroga non sulla realtà dell’evento annunciato dall’angelo, ma piuttosto sul modo della sua realizzazione.

 

Vangelo secondo Giovanni 20,29

Bibbia CEI 1971-1974

«Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».

Bibbia CEI 2008

«Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

La versione della Bibbia CEI 2008 traduce correttamente l’aoristo pisteusantes. Il verbo al passato fa riferimento a coloro che hanno già creduto all’annuncio della Maddalena che ha visto il Signore. La traduzione non elimina la beatitudine di coloro che crederanno in seguito, ma la fonda su quella già ricevuta dagli apostoli.

 

Prima Lettera di Paolo apostolo ai Corinzi 13,3

Bibbia CEI 1971-1974

«E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova».

Bibbia CEI 2008

«E se anche dessi in cibo tutti i beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe».

Nella Bibbia CEI 2008 si è scelta, probabilmente a torto, la lectio difficilior che contiene il verbo kauchesomai, avere vanto al posto di kauthesomai, essere bruciato. La scelta testuale indebolisce l’argomentare di Paolo che propone azioni apparentemente perfette, ma vuote se prive della carità: nella lectio scelta il vanto rende già evidente la falsità del gesto compiuto, senza bisogno alcuno di chiamare poi in causa la carità.

 

Il libro di Ester

Bibbia CEI 1971-1974

«[1p] Poi il re fece scrivere queste cose nelle cronache e anche Mardocheo le mise in iscritto. [1q] Il re costituì Mardocheo funzionario della corte e gli fece regali in compenso di queste cose. [1r] Ma vi era anche Amàn figlio di Hammedàta, l’Agaghita, che era potente davanti al re e cercò il modo di far del male a Mardocheo e al suo popolo per l’affare dei due eunuchi del re.

1Al tempo di Assuero, di quell’Assuero che regnava dall’India fino all’Etiopia sopra centoventisette province, 2in quel tempo, dunque, il re Assuero che sedeva sul trono del suo regno nella cittadella di Susa, 3l’anno terzo del suo regno fece un banchetto a tutti i suoi principi e ai suoi ministri. I capi dell’esercito di Persia e di Media, i nobili e i governatori delle province furono riuniti alla sua presenza».

Bibbia CEI 2008

TESTO GRECO

«[1p] Poi il re fece scrivere questi fatti nelle cronache e anche Mardocheo li mise per iscritto. [1q] Il re costituì Mardocheo funzionario della corte e gli fece regali in compenso di queste cose. [1r] Ma vi era anche Aman figlio di Amadàta, il Bugeo, che era molto stimato presso il re e cercò il modo di far del male a Mardocheo e al suo popolo, per questa faccenda che riguardava i due eunuchi del re.

1Dopo queste cose, al tempo di Artaserse - quell’Artaserse che regnava dall’India sopra centoventisette province -, 2proprio in quel tempo il re Artaserse, che regnava nella città di Susa, 3l’anno terzo del suo regno fece un banchetto per gli amici e per quelli delle altre nazionalità, per i nobili dei Persiani e dei Medi e per i prefetti delle province».

TESTO EBRAICO

«1Al tempo di Assuero, di quell’Assuero che regnava dall’India fino all’Etiopia sopra centoventisette province, 2in quel tempo, dunque, il re Assuero che sedeva sul trono del suo regno nella cittadella di Susa, 3l’anno terzo del suo regno fece un banchetto a tutti i suoi prìncipi e ai suoi ministri. I capi dell’esercito di Persia e di Media, i nobili e i governatori delle province furono riuniti alla sua presenza».

La Bibbia CEI 2008 ha scelto di presentare in parallelo le due forme testuali del libro di Ester che la tradizione ha trasmesso, annotando che «il testo greco di Ester è stampato nella parte superiore della pagina per segnalare la sua preminenza nella liturgia della Chiesa cattolica».

La decisione di proporre le due versioni è motivata – afferma una nota al testo – dalla «convinzione generale nella Chiesa che tutte e due le forme testuali del libro di Ester, la greca e l’ebraica, sono ispirate». La versione più lunga dei LXX, infatti, è stata sempre utilizzata dalle Chiese d’Oriente ed essa era in uso anche nella Chiesa latina, fino alla Vulgata di Gerolamo. Egli tradusse, invece, il testo ebraico più breve e mise in appendice gli ampliamenti del greco (che sviluppano il tema della presenza di Dio nella storia e della preghiera che a Lui si rivolge).

In diverse edizioni recenti, le sei aggiunte di Ester greco erano state nuovamente trasferite nel loro contesto logico. La volontà di mantenere, però, anche le peculiarità del testo ebraico aveva costretto a ricostruire un testo che non seguiva alla lettera né l’ebraico, né il greco, ma, ove necessario, operava una sintesi fra i due. Anche la Bibbia CEI 1971-1974 aveva scelto questa soluzione.

 

Il libro del Siracide

Bibbia CEI 1971-1974

«9Il timore del Signore è gloria e vanto,

gioia e corona di esultanza.

10Il timore del Signore allieta il cuore

e dà contentezza, gioia e lunga vita» (Sir 1,9-10).

Bibbia CEI 2008

«11Il timore del Signore è gloria e vanto,

gioia e corona di esultanza.

12Il timore del Signore allieta il cuore

dà gioia, diletto e lunga vita.

Il timore del Signore è dono del Signore,

esso conduce sui sentieri dell’amore» (Sir 1,11-12).

Il testo originale ebraico del Siracide, escluso dal canone rabbinico quando esso si fissò definitivamente sul finire del I secolo d.C. e, conseguentemente, non più letto in sinagoga, un po’ alla volta andò perduto. Si conservò, invece la precedente versione greca dei LXX in due recensioni, una detta testo breve ed una conosciuta come testo lungo. Alla fine del XIX secolo sono stati riportati alla luce ampi brani dell’originale ebraico, rinvenuti in una sinagoga del Vecchio Cairo, a cui si sono aggiunte altre sezioni recuperate a Qumran ed a Masada. Attualmente non si possiede, comunque, l’intero libro in ebraico.

Nella Bibbia CEI 2008 si è scelto di tradurre il testo greco lungo del Siracide, segnalando in corsivo i versetti che sono, invece, assenti nel testo greco breve del libro.

La scelta del testo greco lungo della Bibbia CEI 2008 dipende dalla decisione di attenersi in questo alla Nova Vulgata che segue, appunto, tale recensione, conformandosi alla tradizione della Vetus latina e della Vulgata. Si è preferito, però, attenersi, per quel che riguarda le singole lezioni, all’edizione critica curata da J. Ziegler.

La Bibbia CEI 1971-1974 seguiva, invece, il testo greco breve che è ritenuto, da taluni studiosi, più autorevole dal punto di vista critico.

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La Bibbia CEI si caratterizza per una più fedele aderenza al testo originale e nello stesso tempo per uno stile italiano più scorrevole. Si è cercato, tra l’altro, di semplificare anche l’onomastica, rendendola per quanto possibile omogenea nelle sue corrispondenze fonetiche con i testi originali. Tuttavia per alcuni passi maggiormente noti e consacrati da un uso linguistico ormai divenuto patrimonio comune del lessico o del linguaggio religioso italiano, si è preferito rimanere fedeli alla tradizione.

Al medesimo intento di una fedeltà maggiore agli originali si ispira anche la decisione di offrire per il libro di Ester una traduzione del testo greco (come avviene nelle Bibbie tradizionali) e una versione del testo ebraico (che ovviamente è quello trasmesso dalla Bibbia ebraica), anch’esso considerato ispirato dalla tradizione ecclesiale. Al di là dei problemi testuali relativi alla situazione testuale di questo libro, che presenta un testo greco notevolmente più lungo rispetto a quello ebraico, nella nostra traduzione ad esempio in 2,9 il brutto «entrò nelle buone grazie di lui» della vecchia traduzione CEI (che in fondo era un ibrido) ora è sdoppiato in “trovò grazia presso di lui” nella versione dal greco e in «conquistò il suo favore» in quella dall’ebraico; così pure, in 2,11 il poco elegante «che cosa succedeva di lei» è ora «che cosa fosse accaduto a Ester» (greco) e «come la trattavano» (ebraico).

Anche per il libro del Siracide si è scelto di tradurre il cosiddetto testo greco lungo delle edizioni critiche (Ziegler), ormai riconosciuto autorevole per via della sua utilizzazione nella tradizione patristica e liturgica, indicando in corsivo le sue aggiunte rispetto al testo breve. Poiché da un lato si è tradotto dai testi degli originali e dall’altro la traduzione deve poter essere utilizzata nel contesto liturgico in cui fanno fede le scelte della Nova Vulgata, si è aggiunto nei libri di Tobia, Giuditta, Ester e Siracide un apparato di note che segnalano le varianti di maggior rilievo presenti nella traduzione della Nova Vulgata.

Il testo biblico rispecchia un mondo culturale diverso dal nostro, che in qualche modo deve essere fatto conoscere anche solo attraverso una semplice traduzione linguistica; spetta poi all’esegesi e alla predicazione saper cogliere in quel linguaggio i significati culturali, teologici e spirituali che a loro volta devono esser posti a confronto con la nostra sensibilità contemporanea.

Così si è scelto volutamente di conservare l’appellativo divino «Signore degli eserciti» (p.e. Is 2,12 e 3,1), nel quale è racchiuso un contenuto teologico che non va giudicato immediatamente in base ai nostri criteri moderni (si veda nel commento la nota a Sal 24,10).

Questo rispetto del contesto culturale originario ha permesso di restituire il significato proprio diheloìm in Sal 8,6 senza attenuazioni timorose, come già fa invece la Settanta, per cui dove prima si leggeva: «Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato”», mentre ora si legge: «Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato».

Fedeltà al testo originale significa anche rispetto dei valori semantici del lessico ebraico. Così ad esempio per il termine hesed si è cercato di attenersi il più possibile al suo significato di “amore” o “bontà”, superando quello troppo restrittivo di “misericordia”, riservato invece alla traduzione del vocabolo rahamim. Nel Sal 136 il ritornello è diventato: «Perché il suo amore è per sempre» e in Sal 51,3 (il famoso Miserere) si legge ora più propriamente: «Pietà di me, o Dio, nel tuo amore (hesed); nella tua grande misericordia (rahamim) cancella la mia iniquità» (prima era: «Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia, nella tua grande bontà cancella il mio peccato»).

In Sal 130,7 (De profundis) si è preferito tuttavia conservare il tradizionale: «Poiché presso il Signore è la misericordia (hesed) e grande è con lui (prima: presso di lui) la redenzione», in quanto in questo caso il contesto connotava il vocabolo come “amore misericodioso”.

Un paio di ulteriori esempi di più aderente traduzione del testo ebraico. In Is 50,4 ora si legge «Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo», là dove leggevamo in modo un po’ oscuro «Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati». E in Am 6,7 l’«orgia dei buontemponi» diventa ora in modo più plausibile «l’orgia dei dissoluti».

Qualcosa di analogo per il Nuovo Testamento, magari a costo di abbandonare un’espressione divenuta quasi proverbiale: in Mt 16,23 «Lungi da me Satana!» erano le parole con cui Gesù si rivolgeva a Pietro che voleva dissuaderlo della passione; ma il testo greco non si riferiva a un allontanamento di Pietro, bensì alla sua ricollocazione nella posizione del discepolo, per cui oggi si legge: «Va’ dietro me, Satana!», con una resa peraltro più vicina al «Vade post me» dellaVulgata e della Nova Vulgata, che anche nel testo parallelo di Mc 8,34 hanno «Vade retro me, Satana».

Molti sono i problemi addensatisi sulla formulazione del Padre Nostro. Venendo incontro al desiderio di molti si è voluto superare le difficoltà dell’attuale «non indurci in tentazione», dove il calco del latino non offriva un’esatta visione dell’agire di Dio nei confronti dell’uomo. «Indurre» in italiano si è sovraccaricato di una connotazione volitiva («introdurre», «spingere dentro») che non gli fa più dire la stessa cosa dell’«inducere» latino o dell’«eisfèrein» greco nel passo biblico, dove era implicito un senso concessivo («non lasciar entrare», «fa’ che non entriamo»).

Tra le molte traduzioni possibili si è scelta un’espressione, «non abbandonarci alla tentazione», che lascia aperta l’interpretazione sia alla richiesta di essere preservati dall’entrare nella tentazione sia di essere soccorsi quando si è nella tentazione, evitando quindi di lasciar pensare che la tentazione possa essere opera di Dio, il che contraddirebbe Gc 1,13: «Nessuno, quando è tentato, dica: “Sono tentato da Dio”; perché Dio non può essere tentato al male ed egli non tenta nessuno».

Per restare al Nuovo Testamento mi piace ricordare ancora alcune novità. In Mt 28,19 il pesante «Andate e ammaestrate tutte le nazioni» ora è più fedelmente, e direi anche in modo più ricco, «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli». «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te» dice ora l’angelo a Maria in Lc 1,28 con il recupero del sottofondo anticotestamentario di Sof 3,14 e Zac 2,14 rispetto al vecchio «Ti saluto, o piena di grazia».

Il rispetto del dettato sintattico ha portato a cambiare la finale del Magnificat, per cui invece di «come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre», ora più correttamente leggiamo «come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza per sempre» (Lc 1,55).

Per restare ai cantici evangelici, merita annotare che in Lc 1,69 ora si legge più correttamente: «e ha suscitato per noi un salvatore potente / nella casa di Davide, suo servo», laddove si leggeva: «e ha suscitato per noi una salvezza potente / nella casa di Davide, suo servo»; e al v. 78 invece di: «grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, / per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge», ora leggiamo: «grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, / ci visiterà un sole che sorge dall’alto».

Per il cantico di Simeone, invece, le novità stanno all’inizio e alla fine. Non più l’imperativo «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo / vada in pace secondo la tua parola», ma il concessivo ««Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo / vada in pace, secondo la tua parola». In conclusione, invece, « per illuminare le genti» diventato con maggiore precisione filologica e teologica « per rivelarti alle genti».

A un suggerimento dello stesso Pontefice, contenuto nell’omelia tenuta ancora da Cardinale nella Messa “pro eligendo Pontifice”, si deve il cambiamento di Ef 4,13. Aveva infatti osservato il Card. Joseph Ratzinger: «Il primo è il cammino verso “la maturità di Cristo”; così dice, un po’ semplificando, il testo italiano. Più precisamente dovremmo, secondo il testo greco, parlare della “misura della pienezza di Cristo”, cui siamo chiamati ad arrivare per essere realmente adulti nella fede». Ecco allora che da «finché arriviamo tutti all’unità delle fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo» si è passati a un più corretto filologicamente e teologicamente «finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo».

Di rilevanza teologica è pure il cambiamento di At 20,28 dovuto al cambiamento del Nestle-Aland, il testo critico ora seguito in luogo di quello sottostante alla precedente traduzione: il passaggio da idìou aimatos a aimatos tou idìou, porta tradurre non più: «pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue», ma: «essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio».

E per toccare un altro testo al centro di larghe discussioni anche nella pubblicistica corrente, in Gv 20,29 la parola di Gesù a Tommaso non è più tradotta: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!», bensì come sosteneva il grande esperto giovanneo p. Ignace De La Potterie: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Se per il “coperchio” dell’arca dell’alleanza nella precedente traduzione CEI si diceva solo in Es 27,17 che era il “propiziatorio”, aggiungendo in quel passo un termine che ne indicava la funzione, ora lo si traduce direttamente secondo questa sua valenza semantica di “propiziatorio”, rendendo così più comprensibile il significato che quell’oggetto assume attraverso il rito di espiazione/purificazione descritto in Lv 16 e secondo quanto afferma Paolo in Rm 3,25 (vedi anche Eb 9,5).

Un maggior rispetto per la tradizione ebraica ha indotto anche a tradurre lo shofar con “corno” anziché con l’impropria “tromba” (p.e. Gl 23,15). E anche per gli strumenti musicali in genere si è cercata un maggior precisione tecnica: i “timpani” sono ora “tamburelli” (cfr. Sal 150,4), come pure “cimbali” ha sostituito l’improbabile “cembali”.

Talvolta sono sufficienti piccole varianti nella traduzione, dovute appunto a una maggiore fedeltà all’originale, per far cogliere una diversa concezione ad esempio della sapienza. In Pr 8,22 prima si era tradotto: «Il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività», mentre ora la sapienza dice di sé: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività». La sapienza non è la prima realtà creata attraverso o dopo la quale Dio crea il mondo, ma è insita nel mondo dal momento in cui Dio interviene con il suo atto creativo.

Similmente, in Gb 28,27 si diceva prima che Dio, nei confronti della sapienza, «la comprese e la scrutò appieno», seguendo un testo poco testimoniato, mentre una lettura del testo ebraico dell’edizione critica comunemente usata richiede di tradurre «la fondò e la scrutò appieno»: la sapienza non viene prima compresa intellettualmente e poi utilizzata come modello, ma è fondata con il mondo, che quindi risulta armonico perché “sapienziale”.

Ancora il rispetto della esatta valenza semantica dei singoli vocaboli ebraici conduce a rivedere traduzioni di testi come Sal 19,3-5 in cui ora si può apprezzare meglio la varietà del vocabolario del linguaggio lì utilizzato con grande maestria. Nella vecchia traduzione si leggeva:

3 Il giorno al giorno ne affida il messaggio

e la notte alla notte ne trasmette notizia.

4 Non è linguaggio e non sono parole,

di cui non si oda il suono.

5 Per tutta la terra si diffonde la loro voce

e ai confini del mondo la loro parola.

Ora invece leggiamo:

3 Il giorno al giorno ne affida il racconto

e la notte alla notte ne trasmette notizia.

4 Senza linguaggio, senza parole,

senza che si oda la loro voce,

5 per tutta la terra si diffonde il loro annuncio

e ai confini del mondo il loro messaggio.

Infine, nei punti in cui non ci si è potuti allontanare da una terminologia ormai tradizionale, il commento provvede a chiarirne il senso: si veda soprattutto Is 7,14 e anche Pr 8,36. Il commento, pur ridotto all’essenziale, vuole facilitare anche l’utilizzazione del testo indicando i paralleli (1-2Re e 1-2Cr, i Sinottici), per i quali si è posta particolare attenzione a rendere uniforme la traduzione di quei testi che sono perfettamente uguali nell’originale.

Il testo confezionato secondo tali orientamenti ora viene affidato alla vita delle comunità e all’esperienza dei singoli credenti, con la fiducia che mediante esso la Parola possa diventare «saldezza della fede, cibo dell’anima, sorgente pura e perenne di vita spirituale» (Dei Verbum, 21).

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Note

[1] La Sacra Bibbia, Edizioni Pastorali Italiane, Roma 1971.

[2] Nova Vulgata Bibliorum Sacrorum Editio, editio typica altera, Libreria Editrice Vaticana, Romae 1986 (cf. p. VIII).

[3] Ne hanno fatto parte, con integrazioni e sostituzioni nel corso degli anni, i vescovi Carlo Ghidelli, Alberto Giglioli (†), Luciano Monari, Luciano Pacomio, coadiuvati da Carlo Buzzetti, Romeo Cavedo, Eugenio Costa, Renato De Zan, Giuseppe Ghiberti, Tiziano Lorenzin, Luca Mazzinghi, Antonino Minissale, Angelo Ranon (†), Luigi Sessa (†), Giulio Villani (†). Segretario è stato Giuseppe Danieli.

[4] Si è fatto riferimento per l’Antico Testamento alla Biblia Hebraica Stuttgartensia (a cura di K. Elliger e W. Rudolph, 5a ed. a cura di A. Schenker, 1997) e alla Septuaginta (a cura di A. Rahlfs, 9ª ed., 1971; per ciò che concerne il Siracide ci si è però affidati al testo curato da J. Ziegler, Sapientiae Iesu Filii Sirach, 2ª ed., 1980); per il Nuovo Testamento ci si è basati sul testo della 27ª ed. rivista del Novum Testamentum Graece (Nestle-Aland, 1993) e del GreekNew Testament (curato da B. Aland, K. Aland, J. Karavidopoulos, C.M. Martini, B.M. Metzger, 4a ed., 1993). Il cambiamento dei testi critici di riferimento nella redazione della Nova Vulgata ha avuto importanti conseguenze: la traduzione della Bibbia C.E.I. del 1971 e 1974 presuppone infatti per l’Antico Testamento la Biblia Hebraica di R. Kittel (3a ed.) e per il Nuovo Testamento in generale il Novum Testamentum graece et latine di A. Merk.

[5] In questa fase del lavoro hanno collaborato Augusto Barbi, Valdo Bertalot, Giuseppe Betori, Antonio Bonora (†), Gianantonio Borgonovo, Claudio Bottini, Adriana Bottino, Maria Brutti, Innocenzo Cardellini, Cecilia Carniti (†), Lino Cignelli, Mario Cimosa, Enzo Cortese, Giuseppe Crocetti, Giuseppe Danieli, Angelico Di Marco, Claudio Doglio, Vittorio Fusco (†), Roberto Gelio (†), Mara La Posta, Tiziano Lorenzin, Nicolò Loss (†), Cesare Marcheselli Casale, Mario Masini, Luciano Monari, Francesco Mosetto, Alviero Niccacci, Marco Nobile, Anna Passoni Dell’Acqua, Romano Penna, Antonio Pitta, Virgilio Ravanelli, Armando Rolla, Francesco Saracino, Giuseppe Segalla, Adalberto Sisti, Gianni Trabacchin, Stefano Virgulin (†), Lorenzo Zani, Silverio Zedda (†), Italo Zedde. Altri apporti sono stati dati successivamente da Andrea Andreozzi, Silvio Barbaglia, Sandro Carbone, Gaetano Castello, Flavio Dalla Vecchia, Roberto Filippini, Fortunato Frezza, Corrado Ginami, Pier Angelo Gramaglia, Umberto Neri (†), Piergiorgio Paolini, Paolo Papone, Angelico Poppi, Gian Luigi Prato, Benedetto Prete, Michelangelo Priotto, Gianfranco Ravasi, Maria Luisa Rigato, Pasqualino Tamietti (†), Francesco Vannini, Gianfranco Venturi, Roberto Vignolo.

[6] Del Comitato hanno fatto parte i cardinali Giacomo Biffi (dal 1997 sostituito da Dionigi Tettamanzi), Carlo M. Martini, Giovanni Saldarini (dal 1997 sostituito dal vescovo Renato Corti), nonché i vescovi Mariano A. Magrassi (†) (dal 1997 sostituito da Giuseppe Costanzo) e Benigno L. Papa.

[7] Anche questo lavoro è stato coordinato dal Giuseppe Danieli e ha visto l’apporto di altri esperti, tra cui Augusto Barbi, Eugenio Costa, Luca Mazzinghi, Romano Penna e Gian Luigi Prato, nonché la verifica personale da parte del Sottosegretario poi Segretario Generale della C.E.I. Giuseppe Betori. In questa fase ci si è preoccupati anche di una revisione dei testi dal punto di vista linguistico e letterario, avvalendosi della consulenza di Maria Gabriella Benedetti Presilla, Ermanno Paccagnini, Ferruccio Parazzoli. Un ulteriore contributo di rilettura del testo, finalizzato anche a rendere congruente l’onomastica, è stato offerto da Gregoria Arzani e dalla Comunità del Monastero di S. Maria del mare di Castellazzo (La Spezia).

[8] Nell’esame degli emendamenti ci si è avvalsi dell’apporto di Augusto Barbi, Giuseppe Busani, Romeo Cavedo, Eugenio Costa, Giuseppe Danieli, Renato De Zan, Luca Mazzinghi, Antonino Minissale, Romano Penna.

[9] Direttori, aiutanti di studio e collaboratori dell’Ufficio liturgico nazionale – Michelangelo Giannotti, Guido Genero, Giuseppe Busani, Domenico Falco, Angelo Lameri, Natalina Argentin, Patrizia Di Maio, Anna Paola Fornaci Ranaldi e Ornella Russo – hanno offerto un contributo importante in tutte le fasi del lavoro, particolarmente con compiti di verifica e di organizzazione.

[10] Cfr. can. 825 § 1 del Codice di diritto canonico e delibera C.E.I. n. 25 del 18 aprile 1985.

[11] Alle introduzioni e alle note, con il coordinamento di Giuseppe Danieli, hanno lavorato Claudio Balzaretti, Augusto Barbi, Giuseppe Betori, Enzo Bianchi, Elena Bosetti, Maria Brutti, Carlo Buzzetti, Sandro Carbone, Giuseppe Crocetti, Rinaldo Fabris, Antonio Fanuli (†), Antonio Favale, Alberto Giglioli (†), Primo Gironi, Bruno Maggioni, Luciano Manicardi, Filippo Manini, Gilberto Marconi, Antonino Minissale, Giacomo Morandi, Pasquale Pezzoli, Gian Luigi Prato, Gianfranco Ravasi, Patrizio Rota Scalabrini, Lucio Sembrano, Filippo Serafini.

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ESEMPI PERSONALI :

Differenze nelle traduzioni della

BIBBIA VECCHIA CEI (2003) E BIBBIA NUOVA CEI (2008)

BIBBIA NUOVA CEI (2008)

Vangelo Gv 3, 16-18

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio». (ww.maranatha.it)

BIBBIA VECCHIA CEI (2003)

[16] Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.

[17] Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

[18] Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

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NOTA :

condannàre [kondan'nare]

giudicare colpevole; imporre una pena, una sanzione; [in senso figurato] costringere 2 vtr , [in senso figurato] biasimare

giudicàre [?udi'kare]

1 vtr dare un giudizio2 vtr pronunciare una sentenza con la quale viene decisa una lite o viene assolto o condannato un imputato3 vtrritenere

 

 

 

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BIBBIA NUOVA CEI (2008)

Prima Lettura At 2, 1-11



 

Dagli atti degli apostoli

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

http://www.maranatha.it/Festiv2/pasqA/PentecApage.htm

 

BIBBIA VECCHIA CEI (2003)

1] Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.

[2] Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano.

[3] Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro;

[4] ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.

[5] Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo.

[6] Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua.

[7] Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei?

[8] E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?

[9] Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia,

[10] della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma,

[11] Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio".

 

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Vangelo Gv 20, 19-23

nuova

Dal vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».



vecchia

[19] La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".

[20] Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

[21] Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi".

[22] Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo;

[23] a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi".

[24] Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.

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Giovanni 13

2] Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, -------------

[3] Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava,

[4] si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.

[5] Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. --------

 

 

6) Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?".

[7] Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo".

[8] Gli disse Simon Pietro: "Non mi laverai mai i piedi!". --------------

Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me".

(bibbia nuova: Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci;

lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!».

Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me».)

isaia 53

[8] Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;

chi si affligge per la sua sorte?

Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,

per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte.

posterità

[po-ste-ri-tà]

s.f. inv. 1 Discendenza, insieme dei discendenti di una stessa famiglia: la p. dei Corsini, dei Borromeo

 

[12] Perciò io gli darò in premio le moltitudini,

dei potenti egli farà bottino,

perché ha consegnato se stesso alla morte

ed è stato annoverato fra gli empi,

mentre egli portava il peccato di molti

e intercedeva per i peccatori.

ebrei 5

[7] Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà;

 

 

Giovanni 18

[24] Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.

 

[34] Gesù rispose: "Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?".

[11] Rispose Gesù: "Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande

 

 

[14] Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: "Ecco il vostro re!".

[21] I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: "Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei".

 

[30] E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!". E, chinato il capo, spirò.

[31] Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via.

[32] Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui.

 

 

[39] Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di àloe di circa cento libbre.

[40] Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei.

matteo 28

[4] Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite.

[5] Ma l'angelo disse alle donne: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso.

 

[6] Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto.

7] Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto".

ROMANI 6

[5] Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione.

[6] Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato.

[7] Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato.

[10] Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio.

 

Atti degli apostoli 2

[23] dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso.

[24] Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.

 

 

 

 

 

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